Chi Siamo

La nostra storia

L’edificazione della Cascina Cernaia risale al 1863 come riporta una placca posta sul retro della parte più antica e dalla cartografia degli ultimi decenni dell’Ottocento conservata presso l’archivio storico del Comune di Frascarolo. La datazione sopra indicata è altresì suffragata dall’esame delle mappe catastali
settecentesche, inerenti al territorio di Frascarolo (Fonti: Archivio di Stato di Torino, sezioni Corte e Sez. Riunite; Archivio storico Comune di Frascarolo, p. antica) come pure dalla cartografia storica dell’IGM di Firenze. Peraltro l’attuale costruzione è situata a brevissima distanza dall’antica strada di collegamento (riportata nelle mappe dei secoli XVII-XIX) tra l’abitato di Torre Beretti e la zona del fiume Po, dirimpetto a Valenza (città ora piemontese, ma che ha condiviso per secoli le sorti del ducato di Milano visconteo-sforzesco e dei successivi domini spagnolo e sabaudo).


Il nome Cernaia è stato attribuito come forma di celebrazione della vittoria delle truppe franco-piemontesi contro quelle russe il 16 Agosto del 1855 durante la Guerra di Crimea nei pressi del fiume Čërnaja rečka (Чёрная речка, pron. ciòrnaia rièchka), letteralmente significa “piccolo fiume nero” vicino a Sebastopoli.


La cascina si trova altresì all’interno di una zona archeologica (ZA) stabilita negli anni Settanta del secolo scorso alla luce di ritrovamenti archeologici (sei tombe di inumazione, di cui quattro alla cappuccina di epoca romana tardo antica imperiale) come documentano articoli sul Bollettino Società Pavese di Storia Patria e bozza di manoscritto parrocchiale, oltre al recente studio di Federica Piras, apparso su “Lanx”, 26 (2018), pp. 61-114.

La Struttura

La costruzione originaria della seconda metà dell’Ottocento consta della casa padronale, del magazzino attiguo, del corpo centrale della stalla (oggetto del recupero conservativo) e del portico che si affaccia sull’aia e dell’aia stessa. Praticamente una struttura a T. A questa sono state poco dopo aggiunte altre parti fino a farla diventare una cascina a corte chiusa tipica lombarda con stalle, rimesse, scuderie, porcilaie, portici e case per lavoratori stagionali.
Il corso delle acque, ora deviato, originariamente passava in prossimità della casa padronale e alimentava una pala di mulino per la produzione di farina. La cascina ospitava una comunità attiva dedita all’agricoltura. L’attuale proprietario, ha ereditato la cascina dalla famiglia che, a sua volta, era stata acquistata negli anni Novanta dai precedenti proprietari Poggi.

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